La parabola di De Gea, da disoccupato (extra) lusso a Firenze

L'incredibile parabola di David De Gea: da disoccupato (extra) lusso, a Firenze. Una scelta di vita che rilancia l'estremo difensore, facendogli vivere una seconda giovinezza, e che lo rilancia in maniera straordinariamente importante nel calcio che conta

MANCHESTER, ENGLAND - FEBRUARY 23: David De Gea of Manchester United looks dejected after Robert Lewandowski (not pictured) of FC Barcelona scores the team's first goal from a penalty kick during the UEFA Europa League knockout round play-off leg two match between Manchester United and FC Barcelona at Old Trafford on February 23, 2023 in Manchester, England. (Photo by Alex Livesey - UEFA/UEFA via Getty Images)

Da disoccupato extra lusso a eroe per una notte, ma probabilmente anche per il resto del campionato, almeno così si augurano i tifosi della Fiorentina. E’ la storia di David De Gea, 34 anni da compiere, un affare da soli due milioni di ingaggio e altrettanti rigori parati ieri sera al Milan (e, soprattutto nel primo caso, è stata più una prodezza dell’estremo difensore che non un tiro venuto male a chi aveva calciato) e, dal 2019 al 2023, il portiere più pagato del mondo, con i suoi 19,5 milioni di sterline (circa 22 milioni di euro) all’anno versatigli dal Manchester United. Una cifra forse esagerata, ma che nel dorato mondo della Premier League non stupisce, soprattutto perché il rendimento dello spagnolo ex Atletico Madrid è sempre stato all’altezza.

Dello United con il passare degli anni, dodici in tutto con la maglia dei Red Devils, De Gea era diventato un idolo, e anche il giocatore non britannico con più presenze: ben 545, nella storia del club, con il quale ha vinto otto trofei. Dimostrando, anche con la squadra inglese, che lui i rigori è più bravo a pararli anziché tirarli: fu suo, infatti, l’errore decisivo nella serie infinita dei penalty (22) necessaria per assegnare l’Europa League del 2021, andata al Villarreal.

Ma poi anche le belle storie, così come i contratti finiscono, e De Gea non ha voluto rinnovare il contratto scaduto a giugno del 2023, nonostante la stima incondizionata dei dirigenti dell’ Old Trafford. Ormai il futuro suo e delle generazioni che verranno era assicurato, l’importante era fare nuove esperienze che gli fornissero gli stimoli giusti. De Gea, dopo aver rifiutato offerte faraoniche dall’Arabia Saudita, ha aspettato al punto da rimanere fermo per un’intera stagione calcistica piuttosto che accontentarsi di offerte che non lo allettavano abbastanza. “Ho ricevuto delle proposte, ma mi era difficile trovare motivazioni per valutarle, dopo tanto tempo a Manchester. Quindi ho deciso di smettere di giocare per un po’, ma non ho mai pensato di ritirarmi”, aveva raccontato. Ecco poi che arriva l’offerta della Fiorentina: un contratto annuale con opzione -che ora probabilmente verrà già fatta scattare- per un’altra stagione. Pur di venire a Firenze, di sicuro località affascinante non solo dal punto di vista calcistico, ci si può anche accontentare di un ingaggio di nemmeno due milioni. Il portiere cambia radicalmente l’ingaggio scendendo da 22 milioni a 2 milioni, la differenza è tanta, praticamente abissale, ma a De Gea non importa: si è fatto trovare pronto al punto da strappare la maglia di titolare a Terracciano, e ora, dopo essere risultato determinante in Conference nella ‘lotteria’ dei rigori contro l’Akademia Puskas, ha regalato ai tifosi della Viola una serata da non dimenticare: due tiri dal dischetto parati a Theo Hernandez e Abraham, un intervento decisivo su Chukwueze e tre punti importantissimi.

Perfino un esperto del ruolo, come Sorrentino, è intervenuto su De Gea. L’ex portiere di Torino e Chievo si è espresso così: “Sinceramente quando la Fiorentina ha preso De Gea pensavo che fosse bollito, un’operazione di marketing, ed era fortunato Terracciano ad avere un secondo così, invece sta dimostrando di essere ancora De Gea. Preferisco lui, Maignan anche lo scorso anno non mi ha fatto impazzire”.

Le prodezze dell’estremo difensore viola hanno generato talmente tanto entusiasmo tanto da far dire a qualcuno che questo David, appunto De Gea, è quasi meglio di quello di Michelangelo, ma l’importante è aver dimostrato che lui, l’ex United, sente ancora il fuoco dentro ed è rimasto un calciatore, anzi un portiere vero, di quelli che incidono sul risultato.

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Nello Paolo Pignalosa

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