Serie A: Atalanta e Napoli frenano, la Lazio no. La Fiorentina fa 3-3

34^ GIORNATA, LE GARE DI GIORNATA – L’attesa è finita, undici anni dopo l’ultima volta l’Inter torna a salire sul tetto d’Italia. E’ lo scudetto numero 19 della sua storia. Con il pari di Reggio Emilia, a consegnare indirettamente il tricolore alla formazione di Antonio Conte è stata l’Atalanta che ormai non potrà più recuperare lo svantaggio di 13 punti nelle prossime quattro gare che chiuderanno la stagione. I nerazzurri hanno legittimato l’ambito trionfo dopo aver impresso una marcia inarrestabile soprattutto nel girone di ritorno: in 15 partite sono state conquistate 13 vittorie e due pareggi, sole sei le reti subìte per una squadra che vanta la migliore retroguardia del campionato. Verrà a lungo ricordata proprio per la solidità difensiva la seconda Inter contiana, ma anche per l’enorme qualità di un reparto offensivo sorretto da una delle migliori coppie-gol d’Europa, la Lu-La (36 le reti firmate dai due attaccanti, sommando le 21 del belga alle 15 dell’argentino). Ma, al di là del duo appena citato, l’Inter ha saputo anche dimostrare di saper vincere attraverso la capacità realizzativa degli “insospettabili” Darmian (come non ricordare le sue decisive reti al Cagliari e al Verona) e Hakimi (7 realizzazioni che, per un esterno di centrocampo, rappresentano sempre un discreto bottino). Un equilibrio, quello tra difesa e attacco, che alla fine ha garantito lo scudetto ai nerazzurri con quattro giornate d’anticipo sulla fine del torneo.

Come si diceva, dunque, l’Atalanta non è riuscita ad andare al di là dell’1-1 nella trasferta emiliana contro il Sassuolo. Decisivo anche l’errore dal dischetto di Muriel in una sfida contrassegnata da numerosi episodi, compresi gol annullati e due espulsioni (una per parte). Gosens la sblocca dopo il rosso a Gollini, poi Berardi pareggia i conti trasformando un penalty. Con lo stesso risultato anche il Napoli viene fermato in casa dal Cagliari, che ora può sperare ancora di più nella salvezza. Dopo il vantaggio di Osimhen, ci ha pensato Nandez al 94’ a beffare i partenopei. Nel lunch match dell’Olimpico, la Lazio ottiene un successo rocambolesco ed estremamente sudato contro un Genoa tenace, riuscendo così a tenere ancora vive le speranze per un piazzamento Champions. I biancocelesti si portano sul massimo vantaggio di 4-1 sfruttando in parte anche gli svarioni difensivi di un disastroso Radovanovic, ma nei dieci minuti finali rischiano di subìre la beffa della rimonta. Proprio come contro il Benevento, l’undici di Simone Inzaghi stacca forse troppo presto la spina della tensione, dando modo ai rossoblù di recuperare uno svantaggio apparso per lunghi tratti del match quasi impossibile da recuperare.

Il triplice fischio dell’arbitro Giacomelli è risuonato come un vero e proprio atto di liberazione per una Lazio che, in grande difficoltà nel finale, approfitta anche dell’infortunio di Ghiglione costretto a rimanere in campo per via dei cambi terminati da parte del tecnico Ballardini. I capitolini salgono a quota 64, rimangono al sesto posto in classifica ma devono ancora recuperare la gara con il Torino. Tutto può ancora accadere in ottica Champions. Il Genoa (36 punti) dovrà invece compiere ancora un ultimo sforzo per raggiungere il sospirato traguardo della salvezza. Un Palacio galattico (tripletta) inchioda sul pari (3-3) la Fiorentina, passata per ben tre volte in vantaggio con una doppietta di Vlahovic e con una rete di Bonaventura. Di seguito le sintesi delle gare pomeridiane:

LAZIO-GENOA 4-3
(30’e 56’ Correa, 43’ Immobile su rig., 47’ Marusic su aut., 48’ Luis Alberto, 80’ Scamacca su rig., 81’ Shomurodov)

Continua la scalata della Lazio verso la zona Champions. I biancocelesti superano per 4-3 il Genoa, rischiando nel finale una rimonta beffarda. I primi 45’ sono pieno appannaggio della formazione di casa. Già nella mezz’ora iniziale i capitolini hanno la possibilità di passare più volte in vantaggio, ma sono costretti a rimandare l’appuntamento con il gol per gli interventi decisivi di un super Perin. Il portiere genoano ipnotizza Immobile in un paio di circostanze e chiude la saracinesca anche di fronte ad un tentativo di Milinkovic-Savic. Al 30’, tuttavia, è costretto ad arrendersi: Radovanovic, nel tentativo di spazzare via la sfera, colpisce Correa che devia il pallone oltre la linea di porta. Gol tanto meritato quanto fortunoso per il vantaggio laziale. Lo stesso difensore serbo si rende ancora protagonista in negativo allo scadere della prima frazione, quando commette un ingenuo fallo da rigore trattenendo vistosamente per la maglia Immobile. Il bomber di Torre Annunziata trasforma dal dischetto. E’ la sua diciannovesima marcatura stagionale. Prima dell’intervallo c’è ancora spazio per una violenta conclusione di Strootman sulla quale Reina si fa trovare preparato. Ripresa al cardiopalmo. Apre subito la sfortunata autorete di Marusic al 47’, alla quale fanno seguito in rapida successione il tris firmato da Luis Alberto un minuto dopo e la quarta rete di uno scatenato Correa (56’). Poi nei minuti finali la Lazio si crogiola oltremisura, rischiando il pari della beffa: all’80’ Scamacca accorcia su rigore e, appena un minuto dopo, Shomurodov realizza il 4-3. Alla fine, tuttavia, i biancocelesti tirano un sospiro di sollievo. Il Genoa dovrà cercare gli ultimi punti salvezza nelle prossime quattro gare.

BOLOGNA-FIORENTINA 3-3
(22’ su rig. e 74’ Vlahovic, 31’, 71’ e 84’ Palacio, 64’ Bonaventura)

Un punto che serve a poco alla Fiorentina nel derby dell’Appennino: la Viola mantiene 4 punti di margine sulla terz’ultima, ma il calendario di certo non sorride alla compagine allenata da Iachini (ci sono Lazio e Napoli da affrontare al “Franchi” e, infine, la trasferta di Cagliari che potrà essere decisiva per la permanenza in Serie A). Una Fiorentina che ha dato comunque segnali di ripresa, tre volte in vantaggio gli ospiti ma sempre ripresi da un super Rodrigo Palacio

NAPOLI-CAGLIARI 1-1
(13’ Osimhen, 94’ Nandez)

I vecchi difetti del Napoli sono riemersi oggi: i partenopei concludono tanto in porta, ma sono imprecisi. Ben 19 i tiri verso il portiere sardo, una sola rete realizzata. Un pari che rischia di pesare nella corsa Champions per la squadra di Gattuso, ora a quota 67 e staccata dall’Atalanta e dal Milan (con una possibilità di essere anche scavalcata dalla Juventus). Il gol ad inizio gara di Osimhen poteva far pensare a un pomeriggio diverso, ma il Cagliari piano piano ha preso fiducia ed è stato pericoloso nel primo tempo con il palo colpito da Zappa ed alcuni interventi miracolosi di Meret hanno negato la rete alla formazione sarda. Poi, nella ripresa, altra frenesia e altre imprecisioni degli azzurri – tra cui anche una traversa colpita da Demme. Nel finale la rete di Nandez che vale tantissimo per il Cagliari e la sua salvezza.

SASSUOLO-ATALANTA 1-1 (32’ Gosens, 51’ Berardi su rig.) – La combinazione per riaprire undici anni dopo la cassaforte che conserva lo scudetto, l’Inter la riceve dal Sassuolo che ha fermato la marcia dell’Atalanta. Finisce, infatti, 1-1 il match del “Mapei Stadium” di Reggio Emilia. Anche l’aritmetica ora si pronuncia definitivamente in favore della truppa di Antonio Conte. Riparte invece la corsa per i piazzamenti europei alle spalle dei nerazzurri, e non sono solo posti d’onore visto quanto contano le posizioni che qualificano alla Champions. Arrivare in alto per due realtà come quelle del Sassuolo e dell’Atalanta è importante, ma rimanerci non è certo cosa scontata. Il modello Atalanta è tale, probabilmente, anche per il club neroverde. Davvero un bel esempio: si può parlare di provincia solo per validi criteri di geopolitica nel calcio. In questa Serie A, Sassuolo e Atalanta sono due metropoli. Alla voce marcatori, il vantaggio bergamasco viene firmato da Gosens al 32’. Poi Berardi al 51’ pareggia dal dischetto. Prima e dopo tantissimo: compresi gol annullati, un rigore parato a Muriel da Consigli. Squadre che chiudono in dieci uomini per parte (espulsi Gollini e Marlon), parità perfetta.

IL PUNTO – Per una squadra giunta alla conquista del Tricolore, ce n’è stata un’altra che è stata costretta a retrocedere nella serie cadetta: questo l’opposto destino di Inter e Crotone, il testa-coda del sabato pomeriggio, che ha visto i nerazzurri battere per 2-0 i calabresi. Il match dello “Scida”, di fatto, ha partorito i primi insindacabili verdetti della stagione: il trionfo dei nerazzurri e la matematica condanna dei pitagorici dopo un solo anno di A. Il successo firmato Eriksen – alla sua seconda marcatura in campionato dopo quella rifilata al Napoli – e Hakimi, ha permesso alla truppa di Conte di mettere lo champagne in ghiaccio in attesa della festa scudetto, perché malgrado non sia stato il sabato dei festeggiamenti (anche se molti video che stanno impazzando in Rete testimoniano chiaramente la straripante felicità con la quale tutti gli uomini di Conte hanno accolto la vittoria in Calabria), è stato comunque quello della dolce attesa.

Al Crotone, questa volta, è mancato l’apporto del suo goleador Simy per impensierire almeno quel poco la migliore retroguardia del torneo (29 i gol subìti fin qui da Skriniar e i suoi compagni di reparto, 14 i clean sheet dall’inizio della stagione). L’Inter ha dovuto comunque attendere più di un’ora di gioco per sbloccare un match spigoloso per la caparbietà con la quale i padroni di casa hanno provato a difendere la propria porta, ma anche sfortunato per i due legni colpiti nel corso del primo tempo dalla premiata ditta Lukaku-Lautaro. Ci è allora voluto il colpo di genio del 24 danese al 69’ per condurre il risultato sui giusti binari. Quantomeno i rossoblù possono arrogarsi il diritto di aver salutato la massima categoria con una prova di grande carattere. Con lo stesso risultato, il Milan si è sbarazzato di un Benevento in grossa difficoltà e ancora impelagato in piena lotta salvezza. Dopo i due ko consecutivi, i rossoneri hanno ritrovato confidenza con il successo grazie soprattutto ai suoi uomini di maggior qualità: Calhanoglu e Ibrahimovic. Il turco Ha aperto le marcature, lo svedese ha impreziosito la manovra con alcune giocate di notevole livello (compreso un assist “volante” per Castillejo). La squadra di Pioli ha così scavalcato l’Atalanta al secondo posto tornando prepotentemente in ballo per un posto Champions (69 punti).

Obiettivo che non sarà comunque facile da raggiungere, considerando soprattutto i problemi evidenziati in questo 2021 da incubo, a partire dalle sconfitte in serie maturate negli scontri diretti: nel girone di ritorno, infatti, il Milan ha dovuto dolorosamente incassare le disfatte contro Juve, Atalanta, Napoli e Lazio, ovvero tutte le concorrenti in lizza per i tre posti rimasti a disposizione. Il Milan che volava ad inizio stagione e che per poco più di metà campionato ha occupato la prima piazza, si è dissolto come neve al sole dal tonfo con la Juve di inizio gennaio. Da lì sono iniziati i guai per l’undici di mister Pioli, crollati ben sette volte in 19 gare. Le ragioni da ricercare in questa crisi sono sicuramente molteplici, in primis l’emergenza continua solo inizialmente assorbita e in parte superata. A lungo andare, tuttavia, il peso dei numerosi infortuni ha inciso sul cammino dei rossoneri.

Tra i problemi più evidenti c’è stato anche quello di non essere riusciti a trovare una valida alternativa ad Ibrahimovic. Mandzukic, arrivato nel mercato di gennaio, oltre ad aver disputato solo un numero esiguo di gare, non ha praticamente mai inciso come ci si aspettava da un attaccante del suo calibro. Un preziosissimo punto salvezza lo ha colto, invece, lo Spezia di scena a Verona. L’1-1 del “Bentegodi” è stato il frutto dell’indovinata mossa di Italiano, che ha mandato in campo Saponara all’82’ per sostituire Gyasi e lo stesso ex Milan ha ripagato il suo allenatore andando in rete quattro minuti dopo. Per effetto di questo pareggio, i liguri si tengono momentaneamente a tre punti di distanza dalla coppia formata da Torino e Benevento. Molto meno soddisfatto dei suoi può dirsi Juric: il suo Hellas continua a perdere quota in classifica. Nelle ultime 9 uscite i gialloblù scaligeri hanno racimolato un magro bottino costituito da una sola vittoria (il 3 aprile contro il Cagliari), un pareggio e ben 7 sconfitte.