Allarme pezzotto: cinquemila utenti identificati, sanzioni fino a 5.000 euro

La lotta alla pirateria incontra resistenze, errori tecnici e un pubblico sempre più lontano dagli stadi e dai canali ufficiali

Credits: Photo by JESHOOTS.com da Pexels.com

Nel silenzio dei salotti italiani, le partite scorrono in streaming illegale, trasmesse da reti fantasma che sfuggono al controllo delle autorità. Cinquemila utenti sono stati identificati e sono pronti a ricevere sanzioni fino a 5.000 euro, ma l’IPTV illegale continua a proliferare. Le campagne repressive della Lega Serie A sembrano avere un effetto limitato in una battaglia dove l’offerta ufficiale appare distante dalle esigenze reali del pubblico.

Ezio Simonelli, uno dei volti più attivi nella lotta alla pirateria audiovisiva, ha ribadito durante l’evento “Il Foglio a San Siro” che chi guarda partite tramite canali illegali sarà punito. Ma la minaccia, per ora, non frena la domanda: dispositivi come le Fire Stick sono facilmente reperibili online e le app pirata continuano a diffondersi, alimentate da una realtà economica in cui molte famiglie fanno scelte obbligate.

Piracy Shield e la credibilità perduta

Progettato per contrastare lo streaming illegale, Piracy Shield si è rivelato inefficace e controverso. Il sistema, gestito da SP Tech, società controllata dalla stessa Lega Serie A, è stato accusato di censura e overblocking, colpendo anche contenuti leciti come documenti su Google Drive. La piattaforma è finita nel mirino della Computer & Communications Industry Association, che rappresenta giganti del tech come Amazon, Meta, Apple e Google. Le critiche riguardano conflitti d’interesse e una gestione opaca dei blocchi.

Il risultato? Tempi di intervento inadeguati, assenza di contraddittorio e un danno d’immagine crescente per il calcio italiano, che appare sempre più scollegato dalle logiche del mercato globale.

Una guerra di facciata contro la pirateria

Mentre la Serie A annuncia maxi-multe e interventi repressivi, la pirateria non diminuisce. Gli utenti scelgono spesso l’illegalità non per ignoranza, ma per necessità: abbonamenti costosi, partite spezzettate su più piattaforme, e la criminalizzazione della condivisione degli account alimentano il malcontento. E mentre la Supercoppa si gioca a Riyadh, i tifosi guardano i match da link pirata, sentendosi sempre più esclusi.

Calcio sempre più distante dai tifosi

Il cuore del problema resta irrisolto: la crescente distanza tra il calcio e chi lo ama davvero. L’interesse per il campionato non è mai stato così alto – in cinque anni, quattro squadre diverse hanno vinto lo scudetto – ma guardarlo legalmente è diventato un lusso. Simonelli difende la strategia di internazionalizzazione: “Ogni euro incassato all’estero rafforza il nostro sistema”. Ma il sistema non regge più il confronto con la realtà sociale.

La vera domanda: e se il calcio tornasse accessibile?

Nel perseguire chi guarda il “pezzotto”, nessuno sembra chiedersi cosa accadrebbe se il calcio tornasse davvero accessibile. Un’offerta più equa, prezzi sostenibili, maggiore semplicità nell’accesso ai contenuti: forse la vera lotta alla pirateria parte da qui, non dai tribunali.

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