Dopo la definitiva assegnazione della coppa “Jules Rimet” al Brasile al termine del campionato del mondo 1970, la competizione assunse infatti il nome di FIFA World Cup, si tenne in Germania Ovest dal 13 giugno al 7 luglio 1974, nelle città di:Amburgo, Berlino Ovest, Dortmund,Düsseldorf, Francoforte sul Meno, Gelsenkirchen, Hannover, Monaco di Baviera e Stoccarda. I tedeschi vogliono ben figurare dopo i tragici episodi avvenuti due anni prima alle Olimpiadi di Monaco di Baviera e nulla viene lasciato al caso, le forze di polizia pattugliano gli stadi prima e durante ogni incontro, anche le sedi dei ritiri delle squadre nazionali sono strettamente vigilate ed ogni squadra viene scortata,per ogni incontro, dal ritiro fino all’ingresso nello stadio, per poi essere riaccompagnata in albergo, dopo la partita. Il titolo fu vinto dai padroni di casa della Germania Ovest che sconfissero per 2-1 dopo una combattuta e incerta finale i Paesi Bassi, fino a quel momento protagonista del torneo e artefice di un gioco brillante e offensivo che aveva favorevolmente impressionato per la sua novità ed efficacia gli osservatori e i critici sportivi. a formula del Mondiale cambia: per esigenze televisive viene aumentato il numero di partite, quindi dopo la consueta prima fase a gironi, le otto rimanenti formazioni vengono inserite in altri due gironi da quattro squadre. Le vincitrici dei due gironi disputano la finalissima, mentre le due seconde disputano la finale per il terzo posto. Tra le sedici finaliste esordiscono ai mondiali la Germania Est (inserita nello stesso gruppo dei tedeschi occidentali), Haiti, l’Australia e lo Zaire, prima nazione subsahariana a raggiungere la fase finale della Coppa del Mondo. Le favorite della vigilia erano: il Brasile, campione del mondo in carica e vincitore definitivo della coppa Rimet, che manteneva un nucleo di calciatori di grande qualità tecnica pur se privo di Pelé, Gérson e Tostão, i protagonisti della vittoria in Messico nel 1970; l’Italia vice campione del mondo, che aveva ben figurato nell’anno precedente i mondiali durante il girone di qualificazione e soprattutto in alcune amichevoli successive, e la Germania Ovest, paese organizzatore della manifestazione. In particolare l’Italia aveva sconfitto in casa il Brasile per 2-0 e soprattutto aveva battuto nella drammatica serata di Wembley, l’Inghilterra per 1-0 con gol di Fabio Capello, in quella che era stata la prima vittoria dell’Italia in casa dei “maestri” del calcio.
La nazionale italiana, imperniata ancora sui cosiddetti “messicani”, i giocatori più rappresentativi della selezione dei mondiali del 1970, godeva di notevole prestigio internazionale ed era attesa con grande calore dagli emigrati italiani in Germania che speravano in un brillante successo; anche la critica sportiva in generale giudicava favorevolmente la competitività della nazionale italiana, ritenuta esperta e tecnicamente preparata anche se anagraficamente non giovanissima. La terza favorita era la squadra di casa della Germania Ovest che, dopo essere arrivata terza nei mondiali del 1970, era campione d’Europa in carica dopo la vittoria del 1972 contro l’Unione Sovietica; la squadra tedesca era costituita da calciatori di grande esperienza internazionale e forti atleticamente; erano anche presenti alcuni giocatori di notevole qualità tecnica; tuttavia la squadra appariva alla vigilia del mondiale, lacerata da rivalità interne e non sembrava più compatta e potente come negli anni precedenti. Erano altamente considerate dai critici sportivi anche le selezioni dell’Uruguay, quarta classificata nel 1970, e dell’Argentina, che era tornata a qualificarsi per la fase finale e che avrebbe dovuto organizzare i successivi mondiali nel 1978. Erano infine attesi con interesse i Paesi Bassi che, pur non avendo mai raggiunto buoni risultati internazionali, era formata da una serie di calciatori di grande qualità provenienti da squadre di club che avevano dominato negli ultimi anni le competizioni europee, e la Polonia che aveva vinto la medaglia d’oro olimpica nel 1972 e aveva eliminato l’Inghilterra nelle qualificazioni. Al di là dell’aspetto prettamente sportivo, tale edizione della rassegna iridata è passata inoltre alla storia come la prima in cui, sulle divise dei giocatori, appaiono i loghi degli sponsor tecnici, rompendo quindi definitivamente il tabù della pubblicità anche sopra le maglie nazionali.Inoltre, sempre per la prima volta, ogni nazionale ebbe modo di stampare i numeri di gioco dei calciatori, oltre che sulla maglia, anche sopra i calzoncini. Nel primo gruppo erano inserite la Germania Ovest, la Germania Est, il Cile, dove dal 1973 era al potere una oppressiva dittatura militare, e l’Australia; le misure di sicurezza nelle partite giocate da queste rappresentative furono particolarmente rigide per le delicate implicazioni politiche. Dal punto di vista sportivo le gare misero in evidenza le difficoltà della Germania Ovest che, essendo formata da una maggioranza di calciatori provenienti dal Bayern di Monaco di Baviera, non ricevette una calda accoglienza negli stadi di Berlino Ovest e Amburgo. I tedeschi occidentali vinsero di misura 1-0 con il Cile e 3-0 con la modesta Australia mostrando un gioco deludente. La Germania Est sconfisse l’Australia 2-0 e pareggiò 1-1 con il Cile in una partita particolarmente temuta dall’organizzazione per motivi politici.
Il 22 giugno 1974 si affrontarono le rappresentative delle due Germanie in una gara dalla suggestiva importanza storica: dopo una gara combattuta i tedeschi orientali vinsero clamorosamente 1-0 con un gol di Jürgen Sparwasser. Nonostante la sconfitta, la Germania Ovest passò il turno classificandosi seconda nel girone dietro la Germania Est e paradossalmente fu favorita evitando in questo modo di entrare nel girone dei temuti Paesi Bassi al secondo turno di gare. Nel gruppo 2 era presente il Brasile, campione del mondo uscente, che tuttavia fin dalla gara d’apertura dei mondiali giocata contro la forte rappresentativa della Jugoslavia, mise in evidenza un netto indebolimento generale della qualità del gioco. La partita terminò 0-0 ma gli slavi misero in difficoltà i brasiliani e sfiorarono ripetutamente la segnatura. La Jugoslavia mostrò una grande capacità realizzativa nella seconda partita del girone giocata contro la squadra africana dello Zaire che, dopo una onorevole sconfitta iniziale 2-0 con la Scozia, venne travolta con un umiliante 9-0 dalla nazionale slava in cui militavano giocatori di grande qualità come Danilo Popivoda, Branko Oblak, Dragan Džajić e Ivica Šurjak. Il Brasile terminò con uno sterile 0-0 anche il secondo incontro con la Scozia; i campioni superstiti del mondiale 1970, come Rivelino e Jairzinho, non sembrarono all’altezza della loro fama e i brasiliani rischiarono seriamente l’eliminazione al primo turno. Nella terza e conclusiva serie di gare la combattiva Scozia e la Jugoslavia pareggiarono 1-1 e il Brasile riuscì fortunosamente a passare al secondo turno del torneo mondiale sconfiggendo lo Zaire 3-0 e quindi qualificandosi secondo nel girone dietro gli slavi grazie alla migliore differenza reti rispetto alla Scozia. Nel gruppo 3 l’Olanda vinse la gara d’apertura contro l’Uruguay, testa di serie del girone, per 2-0 mettendo in mostra per la prima volta un innovativo gioco a tutto campo. Di fronte al lento e compassato gioco dei sudamericani, gli olandesi dimostrarono una netta superiorità atletica e tecnica. Johan Cruijff, dinamico in tutte le zone del campo e molto pericoloso in fase offensiva, diresse con grande efficacia l’azione della sua squadra che creò un gran numero di occasioni da gol; Johnny Rep realizzò entrambe le segnature. Nella seconda gara giocata con la Svezia e finita 0-0, i Paesi Bassi incontrarono invece maggiori difficoltà e, pur mostrando ancora un gioco brillante e aggressivo, non riuscirono a concretizzare, di fronte alla compagine scandinava, combattiva e forte atleticamente, le numerose opportunità realizzative create.
Nella terza gara infine i Paesi Bassi inflissero una schiacciante sconfitta 4-1 alla Bulgaria che in precedenza aveva pareggiato con Svezia e Uruguay; Johan Neeskens realizzò due calci di rigore e Cruijff, pur non riuscendo ad andare in gol, confermò con una nuova rimarchevole prestazione le sue qualità di uomo-squadra. I Paesi Bassi si classificarono primi nel girone mentre la Svezia giunse seconda dopo aver sconfitto 3-0 il deludente Uruguay che arrivò ultimo nel gruppo 3 con un solo punto. L’Italia del commissario tecnico Ferruccio Valcareggi, inserita come testa di serie nel gruppo 4, mostrò fin dalla gara di apertura contro la modesta rappresentativa di Haiti una inattesa debolezza tecnica e atletica e un grave scadimento di forma di alcuni dei suoi giocatori più attesi e rappresentativi. La nazionale italiana sconfisse con difficoltà il debole Haiti per 3-1, dopo essere passata in svantaggio con un gol in contropiede dell’haitiano Sanon che in questo modo interruppe la lunga imbattibilità del portiere Dino Zoff. Durante la gara ci furono anche clamorose manifestazioni di dissidio espresse platealmente dall’attaccante Giorgio Chinaglia nei confronti del tecnico Valcareggi. Nella successiva partita l’Italia pareggiò a fatica, dopo essere di nuovo passata in svantaggio, con l’Argentina; in questa gara le carenze atletiche e tecniche della nazionale divennero ancor più evidenti di fronte alla solida compagine sudamericana. Nel frattempo la sorprendente Polonia aveva invece dimostrato le notevoli qualità di giocatori come Kazimierz Deyna e Robert Gadocha e la forte capacità realizzativa degli attaccanti Grzegorz Lato e Andrzej Szarmach; dopo aver vinto 3-2 la combattuta partita d’apertura con l’Argentina, i polacchi inflissero un secco 7-0 ad Haiti. In virtù dei risultati delle prime due serie di gare si giunse all’ultimo turno di partite con una situazione ancora incerta. Di fronte al rischio di eliminazione Valcareggi procedette ad effettuare cambiamenti in extremis. Gianni Rivera e Luigi Riva, in modeste condizioni di forma, furono esclusi dalla formazione che scese in campo per la decisiva partita contro i polacchi. L’Italia venne sconfitta 2-1 dalla Polonia in una partita in cui il pareggio avrebbe promosso entrambe le squadre. Lacerata da forti contrasti interni tra alcuni giocatori, da polemiche nei confronti del commissario tecnico, e in scadente condizione atletica, l’Italia venne clamorosamente eliminata al primo turno[5]. La Polonia giunse prima, unica squadra a punteggio pieno, e l’Argentina si classificò seconda grazie ad una migliore differenza reti rispetto all’Italia avendo battuto 4-1 Haiti. In sede polemica dopo i mondiali si parlò anche di tentativi effettuati dagli italiani durante l’intervallo della partita decisiva, di trovare un accordo con i polacchi per evitare l’eliminazione e concludere l’incontro con un pareggio che avrebbe permesso il passaggio del turno a tutte e due le squadre.
Il gruppo A comprendeva Paesi Bassi, Brasile, Argentina e Germania Est. Il girone fu dominato dagli olandesi, che superarono 4-0 l’Argentina e 2-0 la Germania Est. Il Brasile evidenziò un netto indebolimento rispetto al 1970; privo di Pelé, Gerson e Tostao, superò a fatica la prima fase e non mostrò significativi miglioramenti nel gioco neanche nella seconda fase; nella partita decisiva venne sconfitto dai Paesi Bassi 2-0 dopo una partita caratterizzata da un gioco particolarmente violento e falloso. Il Brasile, campione uscente, si dovette accontentare della finale per il 3º posto dove subì un’ultima sconfitta contro la sorprendente Polonia. Nel gruppo B vennero inserite la Polonia e la Jugoslavia, giunte al primo posto rispettivamente del gruppo 4 e del gruppo 2; la Germania Ovest e la Svezia, giunte seconde nel gruppo 1 e nel gruppo 3. Fin nella prima serie di gare la selezione tedesco-occidentale dimostrò un importante miglioramento nel gioco e soprattutto un crescente stato di forma atletica, la Germania Ovest vinse con la temuta Jugoslavia per 2-0 con un potente tiro da fuori area di Paul Breitner nel primo tempo seguito da un gol in mischia di Gerd Müller nella ripresa. Nella seconda partita, giocata in condizioni climatiche avverse per la pioggia insistente, tedeschi e svedesi si affrontarono in uno spettacolare confronto agonistico che terminò 4-2 per la Germania Ovest dopo un primo tempo terminato 1-0 per gli svedesi grazie ad un brillante tiro di Ralf Edström. Nella ripresa i tedeschi segnarono con Wolfgang Overath, Rainer Bonhof, Jürgen Grabowski ed infine Uli Hoeness su calcio di rigore. Contemporaneamente la Polonia, che aveva battuto nel primo turno la Svezia con un gol di Grzegorz Lato, sconfisse anche la Jugoslavia per 2-1 con reti di Deyna e ancora di Lato. Si giunse quindi alla partita tra tedeschi e polacchi del 3 luglio 1974 decisiva per la qualificazione alla finalissima di Monaco di Baviera; in caso di pareggio si sarebbe qualificata la Germania Ovest in virtù di una migliore differenza reti. La partita venne giocata in un campo quasi impraticabile, a causa del violento nubifragio caduto su Francoforte sul Menoprima della gara. L’incontro venne fatta disputare ugualmente per esigenze organizzative e le condizioni del campo sfavorirono i polacchi che tuttavia nel primo tempo ebbero ripetute occasioni per segnare. Nella ripresa i tedeschi presero il sopravvento fisico sugli avversari e, in un campo estremamente allentato, finirono per vincere 1-0 con un gol di Müller con un tiro dalla corta distanza, dopo che in precedenza l’ottimo portiere polacco Jan Tomaszewski aveva parato un rigore battuto da Hoeness. Alla finale di Monaco di Baviera arrivarono quindi i Paesi Bassi, protagonisti del torneo grazie al suo gioco spettacolare ed efficace e alle prestazioni del suo miglior giocatore Cruijff, e i padroni di casa della Germania Ovest.
Nella finale si scontrano due diverse tipologie d’intendere il calcio: la Germania Ovest, squadra con un gioco attento, preciso e applicato con criterio, contro i Paesi Bassi che per tutto il torneo ha dato dimostrazione di netta superiorità su ogni avversario arrivando così alla finale con gli indiscutibili favori del pronostico. I Paesi Bassi 1974, per una felice e non comune coincidenza generazionale, annoverano tra le loro file numerosi giocatori di assoluto talento individuale e si avvalgono di moduli di gioco innovativi per l’epoca quali: la marcatura rigidamente a zona, l’applicazione della chiamata alla messa in fuorigioco degli attaccanti avversari, la copertura difensiva operata dagli attaccanti e l’utilizzo nelle fasi d’attacco dei difensori esterni di fascia nonché l’inserimento offensivo dei centrocampisti di interdizione. L’applicazione di tali tattiche (ormai comunemente diffuse nel calcio odierno) valsero al gioco della squadra olandese la definizione di “calcio totale” in quanto ogni giocatore partecipava attivamente a tutte le azioni di gioco (sia offensive sia difensive) della propria squadra. La Germania Ovest può contare sulla classe, l’equilibrio e la visione di gioco del libero Franz Beckenbauer, coadiuvato dal giovane talento Breitner e la visione di gioco di Overath e sull’esperto Berti Vogts e sulle straordinarie capacità offensive di Gerd Müller. I Paesi Bassi su una squadra complessivamente più forte sia a livello individuale sia come collettivo di gioco, fra i vari spiccano il talento da fuoriclasse di Johan Cruijff, il centrocampista Johan Neeskens, regista di quella grande squadra e l’ala Johnny Rep. La finale ha un avvio insolito: appena battuto il calcio d’avvio, una azione corale degli olandesi porta Johan Cruijff ad essere atterrato in area di rigore. Neeskens trasforma il conseguente rigore ed i Paesi Bassi passano in vantaggio. La partita sembra completamente nelle mani degli olandesi che probabilmente commettono la leggerezza di considerare l’incontro già acquisito. I tedeschi, per contro, hanno il merito di non darsi sconfitti contro un avversario favorito e già in vantaggio al primo minuto, non si disuniscono e disputano la loro migliore partita del torneo. Acquisendo un progressivo controllo del gioco pareggiano anche loro su calcio di rigore assegnato per un fallo in area su Bernd Hölzenbein e verso la fine del primo tempo un gol in agilità di Gerd Müller da distanza ravvicinata in area porta al riposo con i padroni di casa in vantaggio. Nella ripresa saranno vani gli insistenti attacchi della squadra olandese. I tedeschi potrebbero fare il 3-1 con Muller (gol annullato per fuorigioco) ed avrebbero ragione di lamentarsi per un rigore netto negato ad Holzembein: l’arbitro Taylor questa volta non fischiò. Vinceranno così i tedeschi, ma gli olandesi verranno ricordati per aver espresso un calcio tatticamente innovativo, divertente e brillante, votato all’attacco ed in grado di fornire ottime coperture difensive (i Paesi Bassi risultano la squadra che ha subito meno gol del torneo), ma anche atletico e fisicamente dispendioso in quanto i moduli di gioco adottati imponevano una grande mobilità sul campo da parte di ogni giocatore. La Germania Ovest vince il suo secondo mondiale e raggiunge l’Italia e l’Uruguay come numero di trofei vinti, entrambe seconde al solo Brasile.