Il campionato mondiale 2010 noto anche come Sudafrica 2010, è stata la 19ª edizione del massimo torneo calcistico, si svolse dall’11 giugno all’11 luglio 2010, e vide per la prima volta nella storia, la Spagna aggiudicarsi il titolo, battendo per 1-0 i Paesi Bassi in finale dopo i tempi supplementari.Quella del 2010, fu la prima organizzata in un paese africano, facendo si che dopo trentadue anni (l’ultima volta fu nel 1978 in Argentina) il campionato mondiale di calcio tornasse a giocarsi nell’emisfero australe e quindi in inverno. Fin dal momento della scelta del Sudafrica come sede della fase finale erano sorti molti dubbi circa l’effettiva capacità di questa nazione (o di qualunque altro Stato africano) di organizzare una manifestazione di tale portata, dubbi che erano successivamente acuiti a causa della lentezza con la quale stavano procedendo i lavori di costruzione degli stadi. Inoltre l’esplosione di violenze xenofobe in Sudafrica avrebbe potuto mettere in pericolo l’organizzazione stessa del Mondiale. In merito a tutta la questione, il presidente della FIFA Joseph Blatter si era detto molto fiducioso nonostante tutto, anche se aveva di converso dichiarato che se, per motivi estremamente gravi, le tempistiche stabilite non fossero state rispettate (o in qualunque altro caso di emergenza), sarebbe stata la Germania la prima scelta per ospitare l’evento. Vi sarebbero state anche altre nazioni in regola per poter ospitare eventualmente il torneo, tra le quali gli Stati Uniti d’America, il Messico, l’Inghilterra, il Giappone, la Spagna e l’Australia, ma, considerando il poco tempo rimasto per affidare la competizione a una nuova nazione, sembrava che l’ipotesi più accreditata in caso di forfait del Sudafrica potesse essere quella di rigiocare il Mondiale in Germania, grazie all’esperienza e alle infrastrutture dell’edizione 2006 (considerato dallo stesso Blatter come il migliore campionato mondiale mai organizzato). In ogni caso, Blatter aveva fatto altresì capire, in una sua dichiarazione del 15 settembre 2008, che questa possibilità era estremamente remota: il piano B è il Sudafrica, il piano C è il Sudafrica. Il 26 settembre seguente il neo-presidente della Repubblica sudafricana Kgalema Motlanthe aveva nuovamente rassicurato la FIFA, ribadendo il pieno sostegno politico e governativo alla manifestazione. L’accelerazione dei lavori conseguente e la buona riuscita della FIFA Confederations Cup 2009 avevano finito poi per dissipare ogni residuale perplessità.
L’Italia detentrice del titolo e reduce dal biennio targato Donadoni, con nuovamente alla guida tecnica Marcello Lippi che 4 anni prima condusse gli azzurri alla conquista del quarto titolo mondiale. La selezione azzurra venne inserita nel girone F, insieme al Paraguay, Nuova Zelanda e Slovacchia, sulla carta i detentori del titolo mondiale sarebbe dovuti accedere agli ottavi senza troppi difficoltà, ma come Bearzot nel 1986, anche Lippi si affida a gran parte del gruppo che gli permise di vincere il titolo 4 anni prima. Ma la scelta del tecnico viareggino, come accaduto 24 anni prima, si rivela poco efficiente,infatti nel primo match contro il Paraguay, l’Italia impatta 1-1, dopo il vantaggio paraguaiano al 39′ con Antolín Alcaraz, rispondono gli azzurri al 63′ con Daniele De Rossi, anche a causa di una deviazione avversaria e di un’incertezza del portiere paraguayano. Nell’altra partita, la Nuova Zelanda si salva per un soffio, infatti dopo il vantaggio della Slovacchia al 50′ con Róbert Vittek, i neozelandesi segnano in pieno recupero al 93′ con Winston Reid il gol del pari. Nella seconda giornata, l’Italia soffre poiché la Nuova Zelanda segna al 7′ con Shane Smeltz, a cui l’Italia risponderà al 29′ con Vincenzo Iaquinta su rigore.[110] Intanto, Slovacchia-Paraguay termina con il risultato netto di 0-2, con gol di Vera al 27′ e di Riveros all’86’. Nell’ultima giornata, l’Italia compie il disastro: perde 3-2 con la Slovacchia in una partita dominata dagli esordienti ai Mondiali, che si portano sul 2-0 (doppietta di Vittek); poi l’Italia riesce a segnare con Antonio Di Natale ma la Slovacchia risponde dopo pochi minuti con il 3-1 di Kamil Kopúnek. Nel finale Fabio Quagliarella accorcia lo svantaggio e lo stesso giocatore subirà poco dopo l’annullamento di un’altra rete per fuorigioco.[111] Il Paraguay e la Nuova Zelanda non si fanno male e pareggiano 0-0: passano quindi paraguaiani e slovacchi mentre italiani e neozelandesi sono eliminati. Gli ottavi abbinano Uruguay-Corea del Sud, Stati Uniti-Ghana, Paesi Bassi-Slovacchia, Brasile-Cile, Argentina-Messico, Germania-Inghilterra, Paraguay-Giappone e Spagna-Portogallo. Il primo ottavo è molto combattuto e l’Uruguay lo conclude solo all’80’ quando Suarez segna il gol del 2-1 finale (lui aveva già segnato il gol dell’1-0, mentre per la Corea aveva segnato Lee Chung-Yong). Nel secondo si conclude ai supplementari, infatti i regolamentari si sono conclusi sul 1-1 (rete di Kevin-Prince Boateng al 5′ e Donovan al 62′ su rigore), il Ghana si aggiudica la partita perché il solito Gyan segna al 93′.
Olanda-Slovacchia si conclude rapidamente, gli orange segnano due reti e il gol su rigore di Vittek al 94′ serve solo ad accorciare le distanze. Stessa storia per Brasile-Cile: i verde-orodominano la partita e vincono 3-0. Argentina-Messico si conclude sul 3-1, platensi che raggiungono il 3-0 e Hernandez segna al 75′ l’inutile gol della bandiera messicano. Germania-Inghilterra, invece, è famosa per il clamoroso errore arbitrale del direttore di gioco Jorge Larrionda che nel primo tempo, con l’Inghilterra in rimonta dal 2-0 (reti di Miroslav Klose al 20′ e Lukas Podolski al 32′ per i tedeschi e Matthew Upson al 37′ per i leoni inglesi) non convalida il gol netto di Frank Lampard con il pallone che, dopo aver battuto sulla traversa e oltre la linea di porta, torna in campo. Nel secondo tempo, con gli inglesi sbilanciati ancora a caccia del pareggio Thomas Müller si scatena e segna una doppietta, risultato finale: 4-1 per la compagine tedesca. Giappone-Paraguay si conclude addirittura ai rigori e l’errore del terzino destro giapponese Komano è decisivo per l’eliminazione degli asiatici siccome ha tirato sulla traversa. Nel derby iberico che chiude gli ottavi ci pensa Villa a concludere la partita con un gol in leggero fuorigioco; nel primo tempo però non fu sanzionato un fallo in area di rigore portoghese su Fernando Torres. I quarti hanno nel loro repertorio delle sfide davvero interessanti tra cui Paesi Bassi-Brasile e Germania-Argentina. Il primo quarto vede di fronte il big match Olanda-Brasile. Al 10′ Robinho porta in vantaggio i Verdeoro, raccogliendo il passaggio verticale di Felipe Melo che pesca l’attaccante in una voragine difensiva arancione e di prima intenzione scocca il destro dell’1-0. Brasile in vantaggio. Ma nel secondo tempo, sorpresa, Sneijder segna prima al 53′ poi al 68′, ribaltando il risultato. Il primo gol arriva su un innocuo cross dalla destra di Sneijder, con Felipe Melo che si scontra con Júlio César e tocca la palla nella sua porta. Il secondo gol dell’Olanda avviene su azione d’angolo. Corner tagliato dalla destra di Robben, sponda di testa di Kuyt, e Sneijder, abbandonato da Felipe Melo, di testa trova il 2-1. Il Brasile è così clamorosamente eliminato, mentre l’Olanda approda in semifinale. Per il secondo quarto, si sfidano Uruguay e Ghana, che è arrivato per la prima volta tra le prime otto. Al 47′ Muntari recupera palla a centrocampo, se la porta sul sinistro e da 35 metri calcia a tutta potenza, beffando Muslera. Otto minuti dopo Forlán calcia forte una punizione dalla sinistra l’effetto è a uscire, il portiere non ci arriva e il risultato torna in parità. Si va allora ai tempi supplementari, quando la partita si infiamma e diventa incredibile: negli ultimi minuti prima dei rigori, su corner Mensah colpisce di testa, Muslera esce a vuoto e la palla viene respinta dalla porta da Suarez, che la prende con le mani; l’arbitro espelle l’attaccante e concede calcio di rigore al 120′ per il Ghana, che potrebbe scrivere la storia per le africane, ma il cannoniere dei ghanesi Gyan calcia potente e centrale ed il pallone colpisce la traversa. Alla lotteria dei penalties Mensah sbaglia e sembra condannare la sua squadra, ma l’errore di Pereira riporta la parità; il Ghana però fallisce ancora con Adiyiah e il risultato è 3-2 per la Celeste: il gol di Abreu, fatto con un “cucchiaio”, porta l’Uruguay in semifinale dopo 40 anni (l’ultima volta fu a Messico ’70).
L’Argentina di Maradona, nel terzo quarto, viene travolta dalla Germania per 4-0; questo è stato il quarto di finale con più titoli mondiali in campo, tre per i tedeschi, due per gli argentini. In vantaggio con Muller già al 3′ su distrazione della difesa dell’Argentina, la squadra tedesca ha chiuso i conti nella ripresa con le altre reti di Klose al 23′ e di Friedrich al 29′, dopo ottime azioni corali dei teutonici. Il quarto gol, ancora di Klose, al 44′, al volo su azione di contropiede, è la ciliegina sulla torta per i panzer. Spagna-Paraguay sembra una partita facile per le Furie Rosse, ma i biancorossi si difendono bene chiudendo tutti gli spazi. Nel secondo tempo cambia la gara: Piqué fa fallo da rigore su Cardozo, ma lo stesso attaccante si fa parare il tiro da Casillas. Un minuto dopo, sul ribaltamento di fronte, penalty per la Spagna e trasformazione affidata a Xabi Alonso: il centrocampista segna, ma l’arbitro fa ripetere; al secondo tentativo il portiere Villar respinge il tiro. Si rimane sullo 0-0 fino a 7 minuti dalla fine, quando Villa segna il gol dell’1-0 finale, raccogliendo il pallone sul palo, dopo un tiro di Pedro. La Spagna è così, per la prima volta nella sua Storia, in semifinale. La prima semifinale, Paesi Bassi-Uruguay, si conclude sul 3-2, in una partita emozionante dove vanno a segno gli orange per primi con il capitano Giovanni Van Bronckhorst che al 18′ riceve palla sulla sinistra, controlla, avanza e scocca un sinistro imprendibile dai 30 metri con palla all’incrocio per un gran gol. Pareggia i conti Forlán al 41′ con una conclusione mancina dai 25 metri grazie alla quale il giocatore dell’Atletico Madrid brucia l’estremo difensore, alquanto incerto nell’occasione. In seguito, l’Olanda sembra chiudere in conti in appena 5 minuti: prima è Sneijder che beffa Muslera, a sua volta tradito da una deviazione amica e da Van Persie che gli occlude la visuale; poi è Robben di testa, su cross dalla sinistra di Kuyt, ad indirizzare la palla nell’angolo basso lì dove Muslera non può arrivare. Un orgoglioso Uruguay riapre il match grazie a una bella rete di Maxi Pereira, ma non basta: l’Olanda giocherà la terza finale della sua storia dopo le finali di Germania ’74 e Argentina ’78. A suggellare il dominio dell’Europa – che per la prima volta ha la certezza di vincere un mondiale disputato fuori dai suoi confinit – nell’altra semifinale si incontrano Germania e Spagna in una sorta di riedizione della finale dell’Europeo di due anni prima. Dopo un primo tempo equilibrato, nella ripresa gli iberici prendono nettamente il sopravvento e al minuto 73 Puyol troverà il gol decisivo: il difensore svetta più in alto di tutti su un calcio d’angolo battuto dalla sinistra da Xavi, portando in vantaggio i suoi. Le Furie Rosse portano a casa la sfida e centrano la loro prima storica finale nella Coppa del Mondo.
Al Soccer City di Johannesburg, Spagna e Paesi Bassi si affrontano per la Coppa in una finale inedita: entrambe le squadre non hanno mai vinto un mondiale ma, mentre gli Oranje hanno già disputato due finali, per le Furie Rosse si tratta invece della prima volta. Adirigere l’incontro viene chiamato l’inglese Howard Webb, uno dei migliori arbitri in circolazione. La partita è molto accesa e vivace, ma soprattutto molto dura e fallosa (ben 5 cartellini gialli in appena mezz’ora, 3 olandesi, 2 spagnoli): un episodio scorretto della gara è stato un intervento a gamba tesa di Nigel de Jong, che colpisce in pieno lo spagnolo Xabi Alonso; l’arbitro estrae però solo il cartellino giallo, suscitando qualche protesta da parte degli iberici. Altro episodio particolare accade al 36′, quando Heitinga restituisce un pallone a Casillas che lo aveva messo fuori per permettere di soccorrere Puyol, ma più che un passaggio il suo sembra un tiro e il portiere spagnolo deve deviarlo in angolo: Van Persie rimedia appoggiando il corner al portiere spagnolo. La partita risulta molto lenta e spezzettata, ma non mancano le occasioni da entrambe le parti: gli spagnoli si fanno vedere con un colpo di testa effettuato da Sergio Ramos al 5′ e con una conclusione di Villa ma vanno più vicini al goal i tulipani con due chance capitate sui piedi di Robben, che si lascia parare entrambi i tiri a tu per tu con Casillas. Il match così continua ai supplementari e nei primi 15 minuti a rendersi pericolosa è la Spagna, prima con un’incursione nell’area di rigore olandese che mette in condizione di tirare in porta Xavi, che subisce un fallo da rigore non fischiato dall’arbitro, ed in seguito anche con Fàbregas che, di fronte a Stekelenburg, si fa parare il tiro. Pochi minuti dopo i Paesi Bassi rispondono con Mathijsen, che di testa a pochi centimetri dalla linea di porta mette alto. Il secondo tempo supplementare inizia con l’espulsione del difensore olandese Heitinga per doppia ammonizione ma, a parte questo, la partita sembra sia finita e si prospettano i calci di rigore: a quattro minuti dalla fine, però, Andrés Iniesta, servito da Fàbregas, si ritrova solo in area e batte il portiere olandese e porta in vantaggio i suoi. Il giocatore festeggia mostrando una maglia che ricordava Dani Jarque, calciatore morto un anno prima. Gli iberici così si laureano per la prima volta nella loro storia campioni del mondo; inoltre, la Spagna è la prima Nazione europea a vincere un mondiale non disputato nel Vecchio Continente.