La pancia del tifoso: la sterilità di questo derby

Il grande giorno è finalmente arrivato, e come ogni anno, non sono riuscito a dormire. Nonostante siano ormai passati molti anni, rimane impossibile farci l’abitudine: Lazio-Roma non sarà mai una partita come le altre. Fisso la sciarpa e la bandiera; quanti ne hanno visti di derby, sventolando nell’aria con qualsiasi risultato, con sole, pioggia o neve. Non stasera però.

Mi giro e mi rigiro…

Non sono riuscito a prendere sonno, ma non per via della solita ansia pre-derby. A tenermi insonne è stato il pensiero di tutte le bandiere e le sciarpe che stasera resteranno chiuse in un cassetto; di tutti gli amici che non si raduneranno fuori dallo stadio in compagnia, delle birre da “Beer Company”, dei pronostici e dei riti scaramantici, che guai a saltarne uno, anche se in fondo alla scaramanzia neanche ci credi per davvero.

A prescindere dal risultato, quello di stasera sarà un derby che passerà alla storia: potrà vincere la Roma, lanciandosi definitivamente a capofitto nella corsa scudetto, o la Lazio rientrando in lizza per un posto in Champions League. Ma entrambe le tifoserie ricorderanno questo derby come il primo a non aver coinvolto in maniera diretta proprio l’aspetto più importante di questa sfida: i tifosi. Stasera dunque, mancheranno i cori, le sciarpate, le coreografie, i fischi, i festeggiamenti per un goal segnato o per uno mangiato dagli avversari. Staremo comunque incollati alla televisione dal primo all’ultimo minuto, ma la serata avrà un sapore amaro con qualsiasi risultato. Perchè sono le cose che mancheranno questa sera a rendere immortale e leggendaria la stracittadina più famosa al mondo.

 

 

 

 

 

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Matteo Paniccia

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