di Leonardo FRANCESCHINI
Manchester United fa da sempre rima con trofeo/i. Se sia più appropriato l’utilizzo del singolare o del plurale cambia poco, la sostanza rimane inalterata: da quando Sir Alex siede su quella deliziosa ed al contempo storica panchina in mattoni dell’Old Trafford, si vince.
CORSI E RICORSI – Il ventesimo titolo di campione d’Inghilterra arriva per lo United esattamente a vent’anni di distanza dalla prima Premier alzata al cielo con Fergie, quella dell’annata 1992-1993. La storica squadra del ’92/’93, per chi insieme a me volesse fare un tuffo nella storia del calcio, indossava la maglia Umbro di un rosso tipicamente “da United” ed aveva stampata sul petto la scritta Sharp. Un’immortale formazione guidata da Cantona, Hughes, Ince, Gary Neville ed altri grandi uomini/giocatori. In rosa, senza però aver collezionato nemmeno una presenza, rientrava anche un ancora minorenne David Beckham. Ah, già, mi sembra di non aver menzionato qualcuno: Ryan Giggs. Particolare irrilevante, in effetti, visto che l’11 figlio dei celti rappresenta, insieme a Ferguson, quella straordinaria continuità tra presente e passato che solo un club come il Manchester United può vantare al mondo.
I CAMPIONI AI RAGGI X – Due decenni dopo, in sostituzione di Cantona, Sir Alex, vecchia volpe, s’è andato a prendere un affermato tuttofare olandese di nome Robin Van Persie. Il mancino originario di Rotterdam con i piedi ci sa fare, ma ha anche quel vizietto che mai guasta: segna, e tanto. Segna una caterva di gol, soprattutto da quando nell’Arsenal diventò leader, capitano, ed unico vero riferimento offensivo nello scacchiere del maestro Wenger. Nella stagione in corso – perché il campionato, mentre incensiamo i Red Devils, è lontano cinque partite dalla chiusura – ne ha già messi insieme la bellezza di 24. And counting, come direbbero gli americani. Facile, direte, segnare tutti quei gol se giochi affianco ad uno come Rooney, giocatore che incarna più d’ogni altro la “United mentality”. Wayne in realtà non ha vissuto la sua migliore stagione, scosso com’era (e com’è tutt’ora, anche se forse in misura minore) da demoni interiori che l’hanno anche spinto a considerare l’ipotesi di volare altrove, lontano dalla città industriale dov’è calcisticamente cresciuto, per cercar gloria al sole della Spagna. Il fattore F ha pesato immensamente nel caso-Rooney: come si gestisce un campione ? Bastone e carota. Stavolta c’è da usare il bastone, avrà pensato il baronetto scozzese, e dunque, “quella è la panchina Wayne, puoi accomodarti”.
Questo però non è successo prima di Manchester United-Norwich, con tutto il rispetto per i temerari Canaries, ma in occasione di Manchester United-Real Madrid, partita che ha poi sancito l’eliminazione dalla Champions dei Red Devils. Tornando al discorso del gruppo appena laureatosi campione d’Inghilterra, è chiaro che, se i due predetti non sono in giornata, visto che ti chiami United ed hai il terzo fatturato al mondo per quanto riguarda i club calcistici (dietro Real e Barça), puoi spaziare, scegliendo tra Welbeck e Chicharito; due che probabilmente sarebbero titolari in qualsiasi squadra iscritta alla Serie A. Anche sugli esterni, è un bell’andare: Nani, Valencia, Evra e Rafael, ali d’attacco o terzini che siano, hanno due caratteristiche comuni, mixate in differenti quantità a seconda dell’individuo: corsa e piedi buoni. Soltanto leggendo i nomi in fila, è impressionante pensare a quanto siano complementari: Evra e Valencia garantiscono una spinta martellante, avvilente per gli avversari, correndo avanti e indietro per il campo con impressionante veemenza agonistica; Nani e Rafael, agli opposti per caratteristiche tattiche e di ruolo, sono invece più propensi all’utilizzo del fioretto: giocate di fino e dribbling d’alta scuola la specialità della casa. Nominare Giggs tra gli esterni, nonostante sia stato proprio lui con il suo modo di intendere il ruolo ad inventare la definizione di “ala”, m’è sembrato quasi un atto dovuto, considerando personalmente il calciatore Ryan Giggs al di sopra di ogni altro che nominerò in questo pezzo. Senza che mi dilunghi troppo, mi sembra superfluo dover menzionare le motivazioni (sotto gli occhi di tutti) che mi hanno portato a tale convinzione. Proseguiamo nella nostra analisi “top-down” dei più rappresentativi tra i vincitori della Premier 2012-2013 giungendo, senza indugiare troppo, ai trequartisti/fantastisti/seconde punte Young e Kagawa (sareste in grado di dargli un ruolo più preciso ?). Lo sfortunato Young, infortunatosi alla caviglia agli inizi di Aprile, ha comunque apportato ottime risorse allo United con la sua qualità. Shinji Kagawa, il giapponese ex Dortmund divenuto indiscussa mascotte dei supporters, oltre ad aver messo al servizio della squadra una perfetta miscela di quantità e qualità, sacrificandosi spesso e volentieri in ripiegamento, s’è fatto notare anche in zona gol con 5 reti in 18 apparizioni. Scivolando poco più in basso, eccoci a parlare del centrocampo, vero e proprio segreto della ricetta Ferguson. Gli uomini, come vi sarà forse capitato di notare, presi singolarmente non varrebbero nemmeno la metà di quanto invece riescono a dare in sinergia con i propri compagni di reparto. Il veterano Scholes, prototipo del mediano “fergusoniano”, potrà serenamente lasciare in eredità le chiavi del centrocampo dello United ai promettenti Powell e Cleverley. Ad accompagnare questi rampanti specialisti della metà campo nel processo di crescita ci penseranno i più navigati Fletcher e Carrick; oltre al “jolly” portoghese Anderson. La costruzione però, dev’esser salda sin dalle fondamenta, altrimenti è difficile che stia in piedi. Giudicate se e come questo United è in piedi da più di vent’anni, e chiedetevi, appunto, dove sia il trucco. Solo una parola: difesa. I capitani di Sir Alex escono sempre dalle retrovie, e non pensate che questo sia un caso. Come non tessere le lodi, dunque, dei corazzieri Ferdinand e Vidic, straordinari nell’altezzosità difensiva con cui si distinguono in ogni scampolo di gara. Il nuovo che avanza spingendo risponde ai nomi di Evans e Jones, baldi britannici pronti a subentrare a due centrali che hanno fatto la storia del club.
LA STAGIONE – I numeri fanno impressione, dicono di una squadra che vince l’80% delle partita e dunque, se la matematica non è un’opinione, in linea di massima potremmo dire che lo United su cinque volte che scende in campo, quattro vince. Se non v’impressiona questo, addio. Divenire campioni con cinque giornate d’anticipo, invece, potrà pure non essere un dato così assurdo se si pensa al Bayern Monaco (squadra comunque straordinaria, che giusto ieri ne ha rifilati 4 al Barça); ma c’è da considerare anche il valore delle contendenti: City, Chelsea, Tottenham, Arsenal e Liverpool sono almeno una spanna sopra Dortmund (a mezzo servizio in campionato), Bayer Leverkusen, Schalke 04, Eintracht e Friburgo. Andando a scovare ulteriori statistiche, ne ho trovata una davvero interessante: il Manchester United ha la quinta rosa più “giovane” della Premier con un’età media di 27,1 (“punteggio” con cui in Italia sarebbe decimo). Il primato della competizione spetta al Liverpool che ha un’età media attestata intorno ai 25,4. Perciò, possiamo dirlo senza indugi ma con grande sorpresa: la Premier League è un campionato per vecchi. E per questo vi diciamo, volendo quasi fare i Nostradamus, occhio ad un crollo finanziari e tecnico di un campionato inglese che, fisiologicamente, dopo il periodo delle fruttuose idee, delle virtuose Academy e dei pozzi d’oro ai quali adempiva sta per finire le risorse sotto ogni punto di vista. In questo senso, sarà forse un caso, United a parte (a cui è stato giocato un brutto scherzo arbitrale nella sfida con il Real), che nessuna squadra inglese sia approdata alle semifinali di Champions ?
COME LA PRIMA VOLTA – La stagione 2012-2013 era iniziata come la prima con Ferguson alla guida: nel lontano 8 Novembre del 1986 fu l’Oxford United, nientedimeno, ha superare per 2-0 quello United ancora ben lontano dall’essere un’inarrestabile armata rossa; il 20 Agosto dell’anno scorso, alla prima, in trasferta contro l’Everton, i Red Devils hanno subito messo in cascina la sconfitta numero uno, alla quale se ne sono aggiunte solamente altre tre fino ad oggi. Dopo l’inatteso inciampo del Goodison Park, ecco ristabilita la normalità con quattro vittorie consecutive. Ma alla sesta, stavolta nel fortino dell’Old Trafford, altro insuccesso, stavolta con avversario più attrezzato, perlomeno: il Tottenham che attualmente si sta giocando il terzo posto con Chelsea ed Arsenal. A questo punto si riapre un’ulteriore mini-serie di vittorie per cui lo United ne mette in fila cinque prima di rimanere clamorosamente impantanato sul campo di un encomiabile Nowrich. Il campionato finisce qui, perché Ferguson impone ai suoi di ingranare la sesta, mettendoli anche nelle condizioni di farlo (a cosa servirebbe altrimenti l’allenatore ?), e per il Manchester da quel giorno si aprirono letteralmente le acque. Prese così il via una straordinaria galoppata da 18 risultati utili consecutivi con 16 vittorie e 2 pareggi, interrotta soltanto dai Citizens del Mancio, nel derby perso per 2-1 circa due settimane fa. Poi ancora due successi, con Stoke ed Aston Villa (5 gol totali segnati nelle due gare, 4 portano la firma di R.V.P.), ed ecco finalmente raggiunta quota 84, a sedici lunghezze dal City secondo. Campioni d’Inghilterra ! Per la ventesima volta. Più della metà delle Premier, tredici per l’esattezza, appartengono a lui, Sir Alexander Chapman Ferguson.