Brasil 2014: La Germania e’ Campione del Mondo!

di Federico LATTANZIO

A Rio de Janeiro i teutonici conquistano il quarto titolo mondiale della propria storia grazie alla rete di Götze nel secondo tempo supplementare, che abbatte l’Albiceleste.

Una finale attesissima. Da una parte la squadra che per gioco e qualità ha mostrato di essere di gran lunga la migliore. Dall’altra El Diez, Lionel Messi, il fenomeno quattro volte pallone d’oro, a guidare un Paese intero. La terza edizione, peraltro, delle sfide tra queste due contendenti nell’atto conclusivo della massima competizione per selezioni nazionali. Nel 1986, a Città del Messico, Maradona portava l’Argentina sul tetto del globo, contro una Germania solida ma sconfitta. Quattro anni dopo, nella notte di Roma, i tedeschi si vendicavano grazie a un calcio di rigore molto discusso.

Al Maracanã Joachim Löw opta inizialmente per la stessa identica formazione che ha schiantato il Brasile in semifinale. Tra i pali Neuer. Linea difensiva formata da Lahm, Boateng, Hummels e Höwedes. In mediana Khedira e Schweinsteiger, con Müller, Kroos e Özil a sostegno di Klose. Ma Khedira è costretto al forfait all’ultimo istante, dopo un fastidio a un polpaccio accusato nella fase di riscaldamento, e viene rimpiazzato da Kramer. Alejandro Sabella, dal canto suo, deve nuovamente rinunciare a Di María (gravissima assenza). Anche il tecnico dei sudamericani, di conseguenza, non muta affatto la scelta degli undici titolari rispetto alla gara contro l’Olanda. Romero in porta e pacchetto arretrato composto da Zabaleda, Demichelis, Garay e Rojo. In mezzo al campo Biglia e Mascherano, mentre Lavezzi e Pérez occupano le fasce. In avanti la coppia Messi-Higuaín. Match che si apre con la Germania che gestisce maggiormente il possesso palla.

L’Argentina sfrutta più che altro le ripartenze, come al terzo minuto, quando proprio Higuaín tenta la conclusione rasoterra ad incrociare senza inquadrare lo specchio. Il bomber del Napoli, al ventunesimo, viene innescato da un brutto errore di Kroos e si divora un’occasione colossale. Sempre El Pipita protagonista, perché al trentesimo appoggia in rete un cross di Lavezzi. Ma la sua posizione è di fuorigioco, come correttamente segnalato dall’assistente di Rizzoli. Un attimo dopo Kramer deve uscire per un colpo alla testa subìto in precedenza. Dentro Schürrle, che si piazza alto a sinistra. Özil ruota sulla trequarti, pertanto Kroos arretra in mediana. Al secondo di recupero arriva la grande opportunità tedesca: sugli sviluppi di un calcio d’angolo colpo di testa di Höwedes e palo clamoroso.

Ad inizio ripresa Agüero rileva Lavezzi. Dal fischio dell’arbitro italiano la lancetta compie il giro meno di due volte e Messi ha la palla del vantaggio, ma spreca non trovando la giusta precisione nel tiro incrociato. La partita diventa più tesa, più intensa a livello di agonismo e contrasti. Le due difese continuano a prevalere. Sabella manda fuori Higuaín e inserisce Palacio. All’ottantesimo Müller inventa un assist in area per Höwedes, che però è troppo lento e si fa fermare. Poco dopo conclusione piazzata di Kroos dal limite dell’area, ma la mira è errata. Ultimo cambio nell’Albiceleste: Gago per Pérez. Giunge poi il secondo per Löw: Götze per Klose. I tempi regolamentari si chiudono 0-0.

Non passa nemmeno un minuto del primo supplementare e Schürrle prova a sparare in porta, Romero respinge bene. Al novantasettesimo Palacio ha una grande occasione, mettendo giù la sfera e trovandosi di fronte solo Neuer. L’interista, tuttavia, tenta un pallonetto che si rivela totalmente sbagliato. Il secondo quarto d’ora dell’overtime è decisivo: al centotredicesimo Schürrle se ne va sulla sinistra, riesce a crossare precisamente per Götze, il quale lasciato colpevolmente solo controlla con il petto e in girata mette dentro il gol che vale il titolo. L’Argentina si butta in avanti con orgoglio. Tra i teutonici invece fuori Özil e in campo Mertesacker per difendere ancor meglio. Finisce così, su una punizione battuta altissima dalla pulce.

La Germania è campione del mondo ed è la prima nazionale europea a vincere in Sudamerica. Una dimostrazione di compattezza, concretezza, forza e giusta mentalità. Un successo meritato, alla luce di quanto la manifestazione brasiliana ha messo in mostra durante il suo corso. Il successo di Löw, della sua filosofia calcistica. Ma anche quello di un gruppo straordinario, una rosa che inoltre ha dovuto fare a meno di uno come Reus. Dall’altra parte si era parlato molto del paragone Maradona-Messi e questa competizione sancisce, almeno per il momento, un fatto rilevante: El Pibe de Oro resterà unico, il solo ad aver portato a casa praticamente da solo la coppa più ambita del globo. Senza nulla togliere all’attuale immenso talento del Barcellona, cui è stato comunque assegnato il premio di miglior giocatore del torneo.

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Redazione

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