Nell’ultimo weekend di Agosto vengono tradizionalmente celebrati due eventi molto significativi per tutti i tifosi dello Shakhtar Donetsk: la Festa della città di Donetsk e la Giornata del minatore. La storia del famoso club ucraino è indissolubilmente legata a Donetsk e alla professione del minatore.
La parola “Šachtar” in lingua ucraina significa “minatori”. Donec’k è un grande centro industriale dell’est dell’Ucraina e con la sua popolazione di oltre un milione e mezzo di abitanti è la quarta città del Paese per numero di abitanti. La città si trova nella regione ucraina del Bacino del Donec, meglio conosciuta come Donbass, il territorio economicamente più sviluppato del Paese grazie alle proprie miniere di carbone e alla produzione di acciaio.
La squadra fu originariamente fondata nel maggio del 1936 e venne inizialmente chiamata Stachanovec in memoria di Aleksej Stachanov, il leggendario minatore del bacino del Donec, la cui estrema dedizione al lavoro divenne proverbiale tanto da far entrare il termine “stacanovista” in tutti i dizionari del pianeta. Quest’ultimo estrasse, con una tecnica di divisione dei ruoli lavorativi di sua ideazione, la notte del 31 agosto 1935, ben 102 tonnellate di carbone, pari a quattordici volte la quota prevista, in meno di sei ore. L’uomo e il record furono consegnati alla storia da Stalin che ne esaltò l’impresa al punto tale da istituire il 31 agosto, nell’Unione Sovietica, la “giornata del minatore”.
Il connubio tra calciatori e minatori è sempre stato vitale per l’intera città di Donetsk e alla base dei successi del team. I minatori, mentre lavoravano, non potevano fare a meno di ascoltare le radiocronache delle partite dello Shakhtar: si narra che ci fosse una radio in ogni miniera e che quando lo Shakhtar vinceva e segnava una rete la produzione aumentasse di molto.
A partire dall’indipendenza ucraina, nel 1991, lo Shakhtar ha sempre orbitato attorno ai vertici della prima divisione nazionale, senza mai vincerla. Nel 1996 la squadra arancionera venne rilevata dal magnate Rinat Akhmetov, l’uomo più ricco e potente di tutta l’Ucraina, titolare di un patrimonio stimato da Forbes intorno ai 12,5 miliardi di dollari. Grazie al capitale investito dal presidente, lo Shakhtar è divenuto via via sempre più ambizioso e i risultati non tardarono ad arrivare. Nella stagione 2008/2009 lo Shakhtar è stata la prima e unica squadra ucraina ad aggiudicarsi un grande torneo internazionale, la Coppa Uefa, sconfiggendo in finale i tedeschi del Werder Brema per 2-1 dopo i tempi supplementari. Nella scorsa stagione la squadra è approdata agli Ottavi di finale di Champions League per la terza volta in cinque anni, mentre nell’edizione 2010/2011 aveva ottenuto una storica qualificazione ai Quarti. Anche a livello nazionale i successi sono stati notevoli: se dal 1992 al 2001 la “Vyšča Liha” è stata sempre appannaggio della Dinamo Kiev, le ultime quattordici edizioni hanno visto trionfare i “minatori” ben nove volte.
A partire dall’inizio della scorsa stagione, la squadra è costretta a giocare i propri match casalinghi all’Arena di Lviv, a 1200 chilometri da casa, a causa delle tensioni politiche scoppiate nell’est dell’Ucraina. Il 23 Agosto 2014 due forti esplosioni hanno danneggiato pesantemente la facciata nord-ovest dello stadio e il centro sportivo circostante, mentre dieci giorni dopo alcuni uomini armati hanno occupato temporaneamente la sede della società. Per motivi di sicurezza il trasferimento è stato inevitabile: attualmente i giocatori, i dirigenti e tutto lo staff della squadra vivono in un hotel vicino piazza dell’Indipendenza, a Kiev.
La nuova stagione è iniziata nel migliore dei modi con la vittoria nella Supercoppa ucraina ai danni dei campioni della Dinamo Kiev. In campionato, invece, dopo sei giornate, gli arancioneri inseguono a tre punti di distanza gli storici rivali, con un bilancio di quattro vittorie, un pareggio e una sconfitta. Nella fase a gironi della Champions League 2015/2016, dopo aver superato i preliminari nella doppia sfida con i turchi del Fenerbahce e gli austriaci del Rapid Vienna, sono stati inseriti in un girone molto impegnativo con le corazzate PSG e Real Madrid e gli svedesi del Malmoe: il sogno sarebbe quello di qualificarsi ancora una volta agli Ottavi di finale, mentre il terzo posto che varrebbe i Sedicesimi di finale di Europa League l’obiettivo minimo.
Intanto la doppietta di Alex Teixeira che venerdì scorso, nell’anticipo della sesta giornata di campionato, ha messo al tappeto il Metalurh Zaporizhya avrà sicuramente regalato una gioia immensa a tutti i “minatori” che dal lontano Donbass trepidano per le sorti della propria squadra. Il 29 Agosto ricorreva anche il sesto anniversario dell’inaugurazione della “Donbass Arena”, stadio all’avanguardia fortemente voluto dal patron Akhmetov e teatro di 102 partite dello Shakhtar (con ben 80 vittorie e 238 gol di marca arancionera), nonché della fase finale degli Europei del 2012 (tre match della fase a gironi, un Quarto di finale e una Semifinale). In questo momento la “Donbass Arena” è stata temporaneamente trasformata in un “centro umanitario”: ogni giorno arrivano camion carichi di prodotti alimentari e le merci vengono poi ordinate e confezionate dai numerosi volontari per fornire assistenza a tutti i residenti bisognosi del Donbass.
Infine, non possiamo non condividere l’appello del capitano Darijo Srna che, in occasione della “Giornata del minatore”, ha voluto mandare un messaggio di incoraggiamento a tutti i sostenitori che non vedono l’ora di poter tornare ad incitare dal vivo i propri beniamini: “La Giornata del minatore è una delle feste più importanti dell’anno. Solo persone tanto brave e coraggiose potrebbero rischiare la vita ogni giorno, scendendo nella miniera. Vorrei stringere la mano di ogni minatore e sono davvero orgoglioso che lo Shakhtar porti il nome di una professione così gloriosa. Sono onorato di far parte della squadra della capitale della regione dei minatori. La casa dello Shakhtar Donetsk è la Donbass Arena. Vorrei augurare ai miei cari concittadini di Donetsk pace, salute e fede! Shakhtar e Donetsk sono inseparabili!”.
Lorenzo D’Ilario