Corea del Sud-Giappone 2002 è stata la diciassettesima edizione del campionato mondiale di calcio, nonché la prima del nuovo secolo. Come deciso dalla FIFA nel maggio 1996 a Zurigo, per la prima volta nella storia i campionati mondiali di calcio erano organizzati da due Paesi, il che significava anche che per la prima volta tre squadre (la Nazionale sudcoreana, la Nazionale giapponese come ospitanti e la Nazionale francese campione del mondo in carica) erano ammesse di diritto alla fase a gironi. Per la prima volta il campionato si svolgeva fuori dall’Europa e dall’America. Nello stesso anno la Corea del Nord si rese disponibile per organizzare il mondiale congiuntamente con la Corea del Sud. È la prima volta che lo Stato coreano, noto per il dispotismo e la sua dittatura comunista, apre le porte ad un evento di portata mondiale. Il presidente Sepp Blatter, contento dell’interesse, aggiunse che la proposta sarebbe stata accettata soltanto se ci fosse stata intesa tra le due Coree. Per tale edizione la FIFA apportò al campionato diverse modifiche, infatti fu il primo mondiale che ha visto 23 giocatori convocati per squadra invece dei 22 precedentemente concessi, nonché l’ultimo che adottasse la regola del golden goal, come anche l’ultimo in cui è stata concessa la qualificazione automatica alla nazionale campione del mondo in carica. È stata inoltre l’ultima edizione in cui la gara inaugurale veniva giocata dalla squadra detentrice del torneo, poiché, a partire dal successivo mondiale in Germania nel 2006, la prima partita sarebbe stata disputata dalla selezione del Paese ospitante. Questa edizione della Coppa del Mondo è stata segnata da numerose critiche, a causare non poche polemiche, furono alcuni arbitraggi, tra direttori di gara più criticati: l’ecuadoriano Byron Moreno, il brasiliano Carlos Simon, l’egiziano Gamal Al-Ghandour, il sudcoreano Kim Young-Joo, il cinese Jun Lu, l’inglese Graham Poll e lo scozzese Hugh Dallas.
Gli errori arbitrali furono tali da obbligare la FIFA a designare, in occasione delle semifinali e delle finali, solo arbitri europei e di chiara fama: così le semifinali furono dirette dallo svizzero Urs Meier e dal danese Kim Milton Nielsen, mentre la finale andò a Pierluigi Collina. L’Italia di Giovanni Trapattoni, è inserita nel Gruppo G con l ‘esordiente Ecuador; c’è la Croazia, squadra rivelazione dei Campionati di quattro anni prima con il suo 3º posto e infine c’è il Messico. Nonostante le preoccupazioni del Commissario Tecnico italiano riguardo all’undici sudamericano ed in particolare per il terzino De La Cruz, l’Italia apre il suo cammino mondiale con una facile vittoria maturata grazie ad una doppietta di Christian Vieri; lo stesso fa il Messico, che porta in goal il suo numero 10 Blanco su calcio di rigore e batte la Croazia. Nella seconda tornata, la compagine slava si rivela un ostacolo ben più grave del previsto nel cammino degli “Azzurri” verso gli ottavi di finale: il primo campanello d’allarme è l’infortunio di Alessandro Nesta che deve lasciare anzitempo il campo, come successo nel 1998 e come succederà poi nel 2006. All’inizio del secondo tempo, però, Christian Vieri fa goal di testa, ma il fischietto inglese Graham Poll annulla per fuorigioco, che si rivelerà poi inesistente, il centravanti dell’Italia, però, si ripete dopo pochi minuti, in un’azione molto simile e stavolta porta in vantaggio l’Italia. In tre minuti, la Croazia dapprima aggancia gli Azzurri con la rete di Ivica Olić, e poi ribalta il risultato con una serie di rimpalli che portano in gol Milan Rapaić. A pesare sulla sconfitta italiana, anche un palo interno che Francesco Totti colpisce al 40° su punizione e un goal annullato a Marco Materazzi per un presunto fallo di Filippo Inzaghi. L’Italia con Nesta recuperato, arriva all’ultima giornata, consapevole di dover battere il Messico capolista per continuare il cammino. Al 14° è Filippo Inzaghi a portare in vantaggio la Nazionale italiana ma il segnalinee lo vede erroneamente partire in fuorigioco e annulla. Al 34° è l’attaccante messicano Jared Borgetti ad inventare un pregevole goal di testa, con la palla che cambia traiettoria prima di insaccarsi nell’angolino alto alla sinistra di Gianluigi Buffon. Tuttavia, all’inizio del secondo tempo, sull’altro campo di giornata, l’Ecuador passa in vantaggio, spianando la strada all’Italia. Gli Azzurri, virtualmente qualificati, capitalizzano il passaggio del turno trovando il gol dell’idolo locale Del Piero. Si qualificano dunque Italia e Messico.
Negli ottavi di finale, gli azzurri enza Nesta (alle prese con i postumi dell’infortunio), né Cannavaro (squalificato), vacilla nei primi minuti: dopo 4’, la Corea potrebbe già approfittarne su di un calcio di rigore concesso dall’arbitro Byron Moreno, ma Buffon intuisce la traiettoria del tiro di Ahn e devia in calcio d’angolo. L’Italia si riassesta e va in gol al 18º: sugli sviluppi di un calcio d’angolo, è Christian Vieri (al quarto centro personale, nono complessivo ai Mondiali) a portare la sua nazionale in vantaggio. Nel secondo tempo, nonostante le difficoltà ambientali e diversi scontri al limite (Francesco Coco finirà la gara con una vistosa fasciatura alla testa; Gianluca Zambrotta subisce un brutto fallo da tergo da Choi e s’infortuna; Del Piero riceve una gomitata a gioco fermo da Kim Tae-Young; Paolo Maldini prende un calcio in testa a palla lontana non sanzionato dall’arbitro), l’Italia argina le avanzate coreane e sfiora a più riprese il raddoppio. A due minuti dalla fine, però, Seol Ki-Hyeon pareggia approfittando di una leggerezza di Christian Panucci. Si va così ai tempi supplementari, dove l’Italia si ritrova dapprima in 10 (per via di una simulazione fischiata a Francesco Totti) e, successivamente, si vede annullare il golden goal di Tommasi per una valutazione errata del segnalinee. Con le squadre pronte ai rigori, Ahn chiude la gara di testa, anticipando i difensori azzurri. Nella sfida tra Brasile e Inghilterra vincono i verdeoro, complice anche il portiere inglese David Seaman, pescato fuori dai pali sulla punizione vincente di Ronaldinho. Ancora problemi per i giocatori della Germania, che, per arginare le avanzate degli statunitensi guidati dal CT Bruce Arena, devono far capo a tutta la loro esperienza e ad una positiva partita del loro portiere Oliver Kahn. A siglare il gol partita è Michael Ballack, di testa, al 38º. A pesare sull’esito del match c’è anche un’errata valutazione della terna arbitrale: agli americani non viene, infatti, assegnato un rigore dopo una respinta di mano sulla linea di porta del difensore Frings. Nel terzo quarto, la Corea estromette dalla corsa per la finale anche la Spagna, dopo una gara finita a reti bianche e decisa solo dai tiri dagli undici metri. La Corea si aggiudica il quarto di finale contro la Spagna, vincendo la lotteria dei rigori. Gli spagnoli, traditi da un errore dal dischetto di Joaquín, reclameranno all’indomani per la condotta della terna arbitrale, rea di aver annullato due gol apparsi regolari (di cui uno siglato nei tempi supplementari). Eloquenti le reazioni della stampa iberica: AS titolerà in prima pagina ¡ROBO! (“Rapina!”) e, più in basso inizierà l’articolo con, Italia tenía razón (“L’Italia aveva ragione”) mentre Mundo deportivo sulla stessa linea scrive Manos arriba(“Mani in alto”), smontando tutte le decisioni controverse del fischietto El Gandour. Chiude il quartetto delle semifinaliste la Turchia, che si aggiudica il match tra outsider ed elimina del Senegal. Ancora una volta l’Africa si ferma ai quarti di finale proprio come il Camerun battuto dall’Inghilterra dodici anni prima. A sconfiggere i senegalesi, apparsi quantomeno allo stesso livello tecnico degli anatolici, sarà il golden goal dell’attaccante di riserva Ilhan Mansiz che lo realizza con una girata al 94º.
La composizione del tabellone mette di nuovo di fronte Brasile e Turchia; segna ancora Ronaldo, al sesto centro personale. Arrivare a giocarsi l’accesso in finale per i turchi rappresenta comunque un traguardo storico, ben al di là di ogni più rosea aspettativa per la nazionale capitanata da Hakan Şükür. Il Brasile diventa la seconda squadra a disputare tre finali di seguito (1994, 1998 e 2002) dopo la Germania (1982, 1986, 1990). Anche l’altra semifinale vede confermato il pronostico: ancora una volta è decisivo Michael Ballack, che a quindici minuti dalla fine raccoglie una corta respinta del portiere coreano Lee Woon-Jae su un suo stesso tiro e segna. Per i tedeschi è la quarta finale nelle ultime sei edizioni del Mondiale ma è la più inaspettata. Per la Corea c’è la soddisfazione di aver ben figurato nel mondiale casalingo, eliminando di fila tre pretendenti al titolo, anche se, come si scoprirà in seguito, la Corea è arrivata alle semifinali con aiuti arbitrali che hanno deciso le partite contro Portogallo, Italia e Spagna Per Corea del Sud e Turchia, la finale di consolazione è l’occasione per festeggiare un mondiale incredibile, andato ben oltre le più rosee previsioni. A Taegu, i turchi lasciano in panchina alcuni titolari come l’interista Buruk Okan, mentre la Corea schiera la miglior squadra titolare. Dopo dieci secondi, la difesa asiatica si fa sorprendere al centro da Hakan Şükür, che porta immediatamente in vantaggio la sua nazionale, col suo primo centro ai Mondiali. Nonostante l’immediato pareggio di Lee Eul Yong, i turchi trovano altri due gol prima della fine del tempo con Mansiz. Inutile la rete di Song Chong-Gug nel recupero. L’attesa finalissima di Yokohama mette di fronte le due squadre con il maggior numero di incontri disputati in una fase finale del mondiale; sono ben sette i titoli mondiali in bacheca (quattro per il Brasile e tre per la Germania).
Si tratta della prima partita tra Brasile e Germania in un campionato del mondo. Völler deve fare a meno di Ballack, sostituito dall’esperto Jeremies, centrale del Bayern Monaco votato più al contenimento e quindi privo della fantasia del numero 13 tedesco. È comunque la compagine europea ad iniziare meglio nel primo tempo, rischiando soltanto nel finale con la traversa su punizione di Kleberson ed un paio di occasioni per Ronaldo. Ma il “Fenomeno”, al 67º, approfitta di un errore di Oliver Kahn che si lascia sfuggire un tiro rasoterra di Rivaldo, ed è lesto a mettere in rete la palla vagante. A nulla servono gli ingressi di Bierhoff e di Asamoah perché il Brasile segna ancora al 79º con una combinazione in velocità al limite dell’area conclusa con tiro secco all’angolino di Ronaldo. I brasiliani chiudono così i conti e vincono la quinta Coppa del Mondo della loro storia (record mondiale attuale); è Ronaldo a vincere la classifica cannonieri con 8 reti, superando il primato del polacco Grzegorz Lato che nel 1974 ne aveva segnate 7. Il Brasile vinse tutte le sette partite disputate, record per i campionati del mondo, e divenne quindi la quarta squadra ad aver realizzato una striscia ininterrotta di vittorie in un mondiale. Altro record per i verdeoro è l’aver vinto il massimo trofeo in tre continenti: Europa nel 1958 (Svezia), America (1962, 1970, 1994) e finalmente anche Asia.